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Facebook cambia. E dovresti farlo anche tu…
1 Marzo 2021

Tempo di lettura: 4 minuti

Facebook cambia l’Algoritmo. Era nell’aria questa nuova svolta, la nona dal 2004. Prima di cominciare è necessario chiarire cosa ci facciamo su Facebook. Se siamo su questo Social per lavoro ci occorre un piano strategico che definisca quali sono i nostri obiettivi, perché c’è una certa differenza fra chi vende un prodotto, chi vende un servizio o chi fa comunicazione istituzionale/politica. E anche dentro a queste categorie emergono ulteriori distinzioni. Dopo esserci chiariti le idee è necessario definire un piano editoriale e le risorse per metterlo in pratica (o viceversa), per evitare di pedalare nel vuoto e di illuderci.

Un dato che potrebbe cambiare il nostro punto di vista

I dati ufficiali (a dicembre 2020) dicono che la copertura media per un post organico su Facebook era del 7,7% nel 2017, del 5,5% nel 2019 e del 5,2 nel 2020. Si scende.
Facciamo chiarezza: questo è il dato medio mondiale di quanto un contenuto viene visto dagli utenti su Facebook, semplicemente pubblicandolo, senza sponsorizzarlo. Organico significa proprio questo: la portata naturale del contenuto all’interno del Social, senza “doping”. Questo calo non vuole dire che Facebook sia in crisi, infatti gode di ottima salute ed è ancora di gran lunga il primo fra i Social nel mondo. Il dato ci dice che se vogliamo gestire una pagina su Facebook abbiamo bisogno sia di pubblicare contenuti organici sia di mettere qualche doblone per promuovere contenuti a pagamento.

Ergo: senza budget per sponsorizzare si fa quel che si può e non si deve pretendere la luna. Ah, con Instagram non va meglio. Stessa politica, forse anche più stringente. Come noto il padrone di casa è il medesimo.
Sì, ma se non possiamo spendere? Comprendiamo come funziona il nuovo algoritmo. Continuate a leggere.

Le cose principali da sapere sul nuovo algoritmo di Facebook

A gennaio 2021 Facebook ci ha detto come funziona il nuovo algoritmo, confermando così molti “rumors” originati dai webinar attivati dallo stesso Social nei mesi scorsi.
Dopo tanti anni Facebook conosce i nostri gusti e i nostri interessi abbastanza bene. Sa cosa attrae la nostra attenzione e cosa ci fa imbufalire. L’Intelligenza Artificiale che governa questo Social va a prendere ogni nostro post disponibile e fa una sorta di “inventario” a nostro nome. Per ogni post assegna un punteggio in base a segnali di classificazione.

Qui la questione si complica, diciamo che fra questi segnali figurano:

  • La relazione: chi ha pubblicato il post e quanto spesso (e come) interagiamo con questo autore? Si tratta del post di una persona, di un’azienda, di una testata giornalistica, di un personaggio famoso…
  • La tipologia di contenuto: cosa c’è nel post (testo, video, foto) e con quale tipo di media interagisce maggiormente l’utente?
  • La popolarità: come stanno reagendo le persone che hanno già visto il post?
  • La Recency: quanto è “nuovo” il post? I post più recenti sono destinati ad essere posizionati più in alto.

In pratica Facebook ci attribuisce una “personalità ipotetica” per offrirci un’esperienza più consona ai nostri gusti. Ecco perché se vedete solo terra-piattisti, complottisti, nazisti dell’Illinois, culi e pancine dovreste curare meglio la vostra profilazione.

Successivamente l’Algoritmo fa una bella scansione di tutto quello che viene postato su Facebook e ci risparmia di incrociare sui nostri schermi quelle tematiche per le quali è improbabile che interagiremo. Proprio così, “elimina” certi contenuti dai nostri radar. Questo lo stabilisce, appunto, in base ai nostri comportamenti passati.

Ovviamente noi possiamo mutare comportamento e dopo una vita Social passata a parlare di barbecue e braciole possiamo iniziare a cercare pagine di tisane e ricette vegane. Con il tempo l’algoritmo ci verrà incontro, senza biasimarci.

Fatto questo la nostra amica Intelligenza Artificiale va in affinamento, facendo retrocedere nel nostro personale rating i contenuti che, sebbene pertinenti o in qualche modo affini ai temi di nostro interesse, abbiamo già dimostrato di non gradire oppure che abbiamo indicato direttamente come “contenuti non graditi”.
Dopodiché si attiva quella che Facebook definisce “rete neurale più potente” che assegna a ciascun contenuto pubblicato sul Social un punteggio di interesse personalizzato su di noi: punteggio più alto ai contenuti che vedremo per primi. Infine il “nostro” Algoritmo di Facebook va a cercare in giro fonti che ancora non conosciamo, ma che potrebbero interessarci, e le inserisce in una sezione tutta dedicata a noi.

Ecco perché non ha senso correre su Facebook per essere i primi

Dare la notizia su facebook prima delle agenzie o della Tv era ridicolo prima, lo abbiamo già scritto, ora lo è ancora di più. I nostri utenti-amici-follower avranno, come noi, una “dieta” di contenuti personalizzata che sarà composta anche in funzione all’orario in cui si collegano. Dunque, se non avete le forze di pubblicare un post ogni 5 minuti concentratevi su come condividere del valore: commenti originali, immagini e video inediti, post interessanti per la vostra audience o per le molteplici audience a cui vi riferite, approfondimento e non solo autopromozione… Già questo è un lavoro complesso, che richiede ore e ore di impegno, che sgonfia le migliori intenzioni di molti.

E allora cosa possiamo fare?

Ecco alcuni buoni comportamenti suggeriti da Facebook:

  • Rispondiamo al nostro pubblico. Se qualcuno interagisce con noi, noi facciamo lo stesso e cerchiamo di ispirarlo a continuare. Va bene tutto: un pollicione, una faccina (meglio), un commento o una chat su Messenger (sì, anche quella).
  • Facciamo in modo che il nostro pubblico “discuta”. Quando c’è dibattito sotto a un post è cosa buona, buonissima, nei limiti della buona creanza: i “flames” non sono favoriti.
  • Più cuoricini meno pollicioni. L’algoritmo dà più valore alle emoticons di emozione: cuori, abbracci, faccine varie…
  • Postiamo negli orari giusti. Non lasciamoci prendere dall’idea di precedere l’avversario, abbiamo già detto che nella maggior parte dei casi è un’idiozia. Postiamo quando serve, all’orario migliore per il nostro pubblico. Se abbiamo una pagina abbiamo anche le statistiche, usiamole.
  • Usiamo le Storie. Piacciono e a quanto pare sono escluse dai calcoli dell’algoritmo (per ora). Possiamo portare gente nuova a conoscerci. Facciamolo. Le storie devono essere semplici o proporre contenuti interessanti. L’autocelebrazione non funziona. Anche questo lo dicono i dati ufficiali.
  • Dirette. Servono? Non Servono? Dibattito aperto. Ma se si fanno in modo intelligente possono portare gente sulla pagina e magari resta con noi, se facciamo capire perché dovrebbe seguirci o metterci fra e pagine preferite: cosa questa è molto apprezzata dall’Algoritmo.

Ma tutto questo è un lavoro?

Sì. Lo è. Richiede aggiornamento, esperienza, abilità grafiche, foto e video, dotazione di software specifici, analisi, responsabilità, prudenza, pianificazione, costanza e tempo. Sono proprio queste le cose che distinguono un professionista.

Rizomedia srl © Marzo 2021

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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