TikTok si dimostra sempre più una killer-app. Partita come piattaforma per giovanissimi è ora un punto di riferimento che sta battendo il tempo del cambiamento. Dati longitudinali sul pubblico americano ci rivelano una flessione dell’uso dei Social da parte della Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012): a eccezione di TikTok (entertainment), Twitch (live streaming) e Discord (chat).
Ciò porta i competitors ad adeguarsi (Meta ha annunciato importanti cambiamenti per Instagram, Facebook si rifà il look e modifica il meccanismo del feed, Twitter sta per introdurre novità sui post, Linkedin dà più importanza al video).
Anche TikTok nel tempo diventerà più adulto. Già ora è ormai molto popolato anche da Millennials (1981-1996) e Generazione X (1965-1980) e non mancano i derisi Boomers (nati fino al 1964). Volendo si trovano senza troppa fatica, grazie a un algoritmo decisamente performante, anche contenuti di qualità, con valore informativo. Non solo balletti e cantilene in “corsivo”.
Insomma, con TiKTok ci passi la serata e forse anche questo incide sulla lenta ma inesorabile morte della Tv generalista che garrisce solo in occasione di alcuni grandi eventi popolari e tutto il resto è noia (cit.).
Si va verso una molteplicità di contenuti e di stili?
Non è una novità, ma è così. Lo era anche prima, solo che poi bisogna sempre fare i conti con i budget: riprendere lo stesso contenuto su più piattaforne costa meno ed è meglio di niente, per le piccole e medie imprese italiane è così.
Però è vero che ora la necessità di adottare stili e piani redazionali differenziati è sempre più impellente.
A monte ci deve essere un ragionamento sulla cultura aziendale da un lato e sull’audience dall’altro, occorre valutare l’investimento considerando anche che oggi sempre più il consumatore o l’ufficio acquisti scelgono sulla base dei valori espressi dal fornitore (l’intreccio con il Bilancio Sociale e le certificazioni ambientali è fortissimo).
Ed è vero che nella ricerca del posto di lavoro assume importanza il clima aziendale e come l’impresa comunica il suo rapporto con le persone.
Ma in sostanza, quanti contenuti servono? Su quante piattaforme? Quanto investiamo?
Come a Rizomedia diciamo sempre: per prima cosa occorre capire a chi si vuole parlare e perché. Facciamo prima un percorso interno all’azienda per chiarirci su valori, cultura, clima, strategie commerciali, mercati... Poi facciamo un piano operativo sostenibile per i bilanci dell’impresa, scegliendo le piattaforme giuste per noi: potrà essere TikTok, potrà essere Linkedin, potrà essere Facebook o the next thing… lo vedremo.
Però attenzione a non farsi trascinare nella moda del momento pur di esserci anche al costo di brutte figure. Non tutte le organizzazioni si possono permettere linguaggi troppo informali.
MC