Uno dei problemi più comuni quando si gira un video sono le facce. Perché è praticamente impossibile che uno si trovi davanti la faccia giusta al momento giusto e, come sovrappiù, c’è anche il problema delle intenzioni che uno ci mette.

Uno deve girare un video spiritoso, con un po’ di copertura con persone che sorridono fra di loro, e si ritrova, a fine giornata, con valanghe di sguardi in macchina, gente che si copre la faccia (offrendo spesso la schiena e il sedere), persone che appena si accorgono dell’apparizione della macchina da presa cominciano a scappare, a chiedere scusa con gesti plateali o signore che fanno ciao ciao con la manina. A un altro hanno chiesto di fare un servizio su un incidente stradale e sul posto si trova la solita folla festante che saluta a casa, chiama col cellulare gli amici, ordina la pizza o fa le facce buffe dietro al giornalista che parla della tragedia. Un altro ancora si trova a girare una scena in un posto dove si lavora e si becca gente che sbuffa, che fa di tutto per rendere più difficili le riprese.

Capita anche, a onor del vero, che si vada in un posto dove tutti hanno chiaro cosa devono fare, che non guardano in macchina, che non salutano e che, soprattutto, non si nascondono presi dal panico. Perché ecco, devo dire la verità: all’inizio dei tempi le macchine da presa rubavano l’anima a coloro che riprendevano. Ma adesso non succede più: la tecnologia ha fatto passi da gigante e con le videocamere digitali l’anima rimane al suo posto e, al massimo, qualcuno può non piacersi o trovare la propria presenza di “poco peso”. Quindi, fidatevi di me: quando vedete una videocamera siate naturali: è molto più semplice che alla fine chi sceglie le riprese tenga quella in cui bevete un caffè se avete una tazzina in mano e siete in un bar e che scarti una in cui, appena appare l’obiettivo, vi sbracciate come sciagurati dopo un affondamento. E, viceversa, se tutte le riprese hanno qualcuno che si nasconde, prima o poi il vostro fondoschiena finirà in qualche tg o qualche documentario. Non per cattiveria, ma perché è l’unica immagine che di voi avete deciso di dare all’operatore. A questo punto sta a voi decidere se dare al mondo il vostro lato migliore e soprattutto quale sia.

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