I dati li ha diffusi pochi giorni fa l’Osservatorio Fcp-Assonet. Fra gennaio e dicembre 2011 il comparto pubblicitario su Internet cresce del 12,3% medio, trainato dalla performance dei video, che registrano una crescita del +60%.
Di contro, sempre secondo la Federazione delle concessionarie di pubblicità, a novembre 2011 il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale portava un segno meno e si attestava al -5,1%.
In particolare i quotidiani registravano un -6,3 % a fatturato, corrispondente a +2,2% a spazio: ciò significa che gli spazi vengono venduti a meno, a volte anche svenduti. La pubblicità commerciale locale ha ottenuto una media nazionale che si attesta al -5,3% sul fatturato e a un +3,1% per gli spazi. Pesante il dato dei quotidiani free-press, con un -22,7% a fatturato e un -4,9% a spazio.
Si conferma l’inarrestabile fuga del Web, che corre per andare a integrare gli altri media, forte di una tecnologia sempre più diffusa e sempre più evoluta (pensiamo allo sviluppo e alla diffusione della banda larga e del Mobile negli ultimi tre-quattro anni).
Davanti a questa realtà è più che mai inutile isolarsi. Qualcuno, forse, sta già parlando sul Web della nostra azienda e lo fa nonostante noi.
Ormai lo ha compreso anche chi, fino ad oggi, è stato freddo nei confronti della Rete, non solo nel mondo delle imprese ma persino nel mondo della pubblicità e dell’editoria, dove sono numerosi i casi di occasioni perdute e forti ritardi nel mettere in campo una vera strategia on-line.
Il Web 2.0 va però maneggiato con cura. Quando i contenuti non sono corretti si produce una valanga di disinformazione e di superficialità. Una slavina che può travolgere facilmente anche la reputazione di persone e aziende. Ecco perché è sui contenuti di qualità che si giocherà la carta più importante di questa partita appena cominciata.
Nel tempo sulla Rete si affermeranno probabilmente testate on-line a pagamento, che offriranno contenuti professionali o specialistici mentre, dall’altro lato, resterà la grande piazza, in cui tutti parlano o promuovono iniziative sociali.
E così andrà anche per l’informazione e la comunicazione delle imprese, dove serviranno sempre più professionisti seri, che sappiano fondere le varie competenze, prima fra tutti quella giornalistica. E lo dovranno fare con serietà ed etica, per salvaguardare l’investimento e la reputazione del committente, senza ledere il diritto dell’utente a ricevere un’informazione corretta.