Vi racconto un epic fail che mi ha visto protagonista, da cui cercherò di uscire traendone insegnamento.
Poco tempo fa mi trovavo nella sede di un cliente, una grande organizzazione, per preparare un certo evento. E’ accaduto che, all’ingresso della sede di questa organizzazione, mi hanno presentato una persona. E’ stata una cosa di passaggio, pochi secondi.
In quel momento ero molto concentrato su ciò che avremmo fatto da lì a pochi minuti e, in tutta onestà, quella presentazione fugace è stata rapidamente archiviata nella mia mente impegnata a valutare e memorizzare le informazioni che mi sarebbero servite l’indomani, per lo svolgimento dell’evento.
Il giorno dopo quella stessa persona, che è uno dei massimi vertici di quell’organizzazione, mi è stata di nuovo presentata. Pur essendomi familiari il volto e la situazione, dentro la mia testa non è scattato il collegamento.
Così, quando questa persona mi ha ricordato che ci eravamo già conosciuti io ho risposto, con decisione, che forse si stava confondendo. Egli ha ribadito la cosa e io ho continuato imperterrito nella mia convinzione, e così per tre volte. Avrei potuto fermarmi prima, facendo buon viso e fingendo.
Ma non volevo mentire.
La realtà è che i miei collegamenti neuronali stavano cercando di collocare quel volto in un altro luogo dove, effettivamente, non ci eravamo mai incontrati. La mia mente, occupata in quel tentativo inutile, girava a vuoto e non riusciva così a ricostruire la scena realmente vissuta il giorno prima.
Immaginate cosa può significare per uno come me, che lavora nella comunicazione, incappare in una situazione come questa, in cui tutti ti guardano stupiti mentre stai camminando, a testa alta e inconsapevole, sulle sabbie mobili.
Avrò presto occasione di scusarmi di nuovo con la persona di cui sopra e starò molto attento in futuro a non ripetere quello che considero un brutto scivolone professionale e umano.
Ho sbagliato a dire la verità? Certo che no. Dire la verità è sempre una buona cosa, perché testimonia la trasparenza e l’onestà della persona, soprattutto nel mio mestiere in cui tanti la raccontano.
L’epic fail (o figuraccia) però c’è stato ed era la conseguenza di un errore compiuto il giorno prima e che non si dovrebbe mai e poi mai fare: essere distratti quando ci si relaziona con gli altri.
Quando siamo con gli altri dobbiamo esserci con tutti noi stessi. Dobbiamo stare lì, piantati nel presente, attenti a quell’attimo. Lo vado dicendo in corsi su corsi perché questo è un aspetto importantissimo delle relazioni e della comunicazione in pubblico.
Ecco perché questo esempio, che è capitato proprio a me, è un caso di scuola. Potrei trovare decine di autogiustificazioni, ma le scuse non servono. Con un approccio da coach che tende all’eccellenza vedo gli errori come un’opportunità per migliorare.
E allora, cosa posso trarre da questa esperienza?
1) Essere nel presente è difficile. Viviamo in un mondo in cui tutto si incastra velocemente. Corriamo ogni giorno su piste insidiose, occorre mantenere salde le mani sul volante e i sensi bene attivati. Sempre.
2) Occorre allenarsi molto nelle presentazioni. Quanti di noi stentano a ricordare un nome dopo pochi minuti? Quanti, come me, sono inclini a perdere la focalizzazione di un volto?
3) Pochi minuti bastano per affossare l’immagine e la reputazione costruite a fatica negli anni? Forse no, ma è meglio non rischiare.
4) Adesso che ho fatto anche questa esperienza mi ritengo più esperto.
5) E’ giusto non mentire ed essere sempre se stessi, ma se l’altro insiste forse ha ragione lui.
Cosa farò adesso per evitare che questa cosa succeda di nuovo?
1) Chiederò a un collega coach qualificato di dedicarmi qualche sessione di Coaching per mettere a fuoco un allenamento che mi consenta di vivere e agire di più e meglio nell’istante.
2) Lavorerò inoltre per ottimizzare la mia gestione del tempo, evitando giornate troppo frenetiche e ritagliandomi più momenti di riposo e focalizzazione.
Vi saprò dire come va.
Intanto, se desiderate approfondire queste tematiche, sappiate che Rizomedia sta organizzando delle iniziative formative. Se volete, scrivetemi e raccontatemi i vostri epic-fail.